La leggenda del castello di Bardi. I fantasmi del comandante Moroello e della sua amata Soleste avvistati nell’antica fortezza
Una vermiglia roccia, scolpita nel diaspro, fa da piedistallo ad un possente maniero che si trova nella valle del Ceno, in Emilia Romagna.
Questo luogo testimone del passaggio di tante vite, che originariamente avrebbe dovuto essere una fortezza inespugnabile è oggi avvolto nel silenzio e soggiogato dai suoi austeri misteri.
Il nome Bardi deriverebbe dalla dominazione dei Longobardi, in particolare nel XII secolo il maniero fu governato da certi nobili locali, conosciuti come conti di Bardi. Non è questa tuttavia la storia che c’interessa, quella che vi vogliamo narrare riguarda un amore impossibile e gli spettri che vagherebbe per il castello.
La storia di Moroello e Soleste
Ogni castello ha le sue leggende e il castello di Bardi non è da meno. In un tempo molto lontano, collocabile fra il XV e il XVI secolo, una storia d’amore si accese e si consumò tragicamente fra quelle mura dove tumulti e angherie erano di casa.Soleste era la figlia del signore del castello ed era innamorata perdutamente di Moroello, il comandante dell’esercito. I due non possono ovviamente vivere la loro storia d’amore perché lei è già promessa ad un ricco possidente. Tuttavia lei riesce ad incontrare il suo amato, aiutata dalla balia che vuol favorire la felicità della sua protetta. Viene il giorno in cui Moroello è costretto a partire per una battaglia, Soleste attende ogni giorno il suo arrivo finché dopo tanta attesa scorge cavalli e cavalieri; quando si accorge però che si tratta del nemico comprende che non c’è stato scampo per il suo amato e si getta dai bastioni. Purtroppo però si trattava proprio del suo amato, di ritorno, con indosso per sfregio i colori del nemico; saputo del suicidio dell’amata anche lui si getta dalle mura del castello.
Gli avvistamenti dei fantasmi nel castello di Bardi
Ad esser avvistato in particolare sarebbe lo spirito di Moroello, addirittura immortalato in una foto realizzata con un una termocamera. Ad avvistarlo son stati Michele Dinicastro e Daniele Gullà, due parapsicologi bolognesi, a cui Moroello si sarebbe palesato.
Sono loro i primi veri “ghost hunters” ad essersi interessati al castello di Bardi e alla sua storia.
Oggi il maniero è una location molto conosciuta dagli appassionati di paranormale, ma quando Gullà e Dinicastro si cimentarono nella ricerca dei fantasmi di Moroello e Soleste, c’erano pochissime informazioni al riguardo, e tutte custodite scrupolosamente (internet ha cambiato un po’ le cose, ma questo è tutt’altro che un mistero.)
Le guide locali riferivano strane manifestazioni: un odore di sterco, anche in periodi dell’anno in cui non avveniva la concimazione, si alternava a quello di essenze profumate in una stessa stanza. Testimoni e guardiani della fortezza riferirono di udire indistintamente le voci di uomini e il rullo di tamburi laddove non c’era niente.
Un signore di Genova, che si accampò nel castello di Bardi con il suo gruppo di scout, udì per tutta la notte gli echi di una conversazione nella stanza un tempo adibita a locanda. Non seppe darsi una spiegazione, dopo essersi assicurato che tutti a Bardi dormivano.
E ancora, i custodi parlano di pietre comparse in semicerchio durante la notte o di grandi massi spostati dal loro punto di origine.
Tutti questi strani fenomeni avevano luogo la notte, quando il castello era chiuso al pubblico.
Le ricerche dei ghost hunters
In seguito a questi occasionali report, i ghost hunters decisero di dedicare anima e corpo sul mistero che aleggiava intorno alla fortezza.
Nel 1995, un team di parapsicologi coadiuvato da un sensitivo tenuto all’oscuro delle vicende di Moroello e Soleste, effettuò una prima ricerca. Il sensitivo percepì una sensazione di profonda tristezza quando si avvicinò al mastio dal quale, secondo la leggenda, Soleste si sarebbe lanciata. Riferì di vedere una dama afflitta girovagare nella zona in attesa di qualcuno o qualcosa.
Le medesime sensazioni furono riportate anche da altri medium, non informati delle vicende.
I parapsicologi produssero inoltre importanti testimonianze sonore: nella piazza d’arme fu udito da tutti i presenti il marziale rullare di tamburi, senza però che nei paraggi vi fossero sagre o cerimonie.
Poi, mediante l’utilizzo di un C.U.V., fu possibile scorgere degli addensamenti luminosi in alcune aeree del castello. Questi ammassi erano invisibili ad occhio nudo, ma le lastre prodotte dalle apparecchiature li rivelavano in tutta la loro verità.
Furono sottoposte ad un medium nel 1996, che cadde in trance e parlò per voce di un cavaliere disperato, che raccontò le torture alle quali fu sottoposto per amore.
I parapsicologi compresero che vi era più di un motivo per proseguire nelle ricerche all’interno della fortezza di Bardi.
Nel 1997 le apparecchiature dei ghost hunters immortalarono il viso corrugato di un bambino. Non è mai stato appurato di chi si trattasse con certezza, ma in base alle analisi di laboratorio fatte successivamente esso avrebbe potuto essere una proiezione psicocinetica prodotta dalla mente di uno degli uomini presenti sul posto.
Ma è Nel 1999 che il castello di Bardi entra a pieno merito nell’olimpo dei luoghi infestati d’Italia. Gullà e Dinicastro si recarono nel castello accompagnati da due medium fiorentine, un biologo e alcuni tecnici di laboratorio armati di strumentazione sofisticata e in particolare di una termocamera, un oggetto in grado di catturare le variazioni di temperatura all’interno di un ambiente.
Fu così che lo spirito di un cavaliere in armatura si palesò in una foto. La lastra è stata scattata all’inizio della scalinata per mezzo della quale si accede alla sala del boia. Esattamente in quel punto, le due sensitive, avevano avvertito l’energia più intensa.
E li, in una delle 31 foto scattate, appare la misteriosa sagoma di un cavaliere afflitto.
L’esatto momento della manifestazione coincise con l’istante in cui le due medium avvertirono il malessere più acuto.
L’armatura del cavaliere, dopo attenti studi, venne fatta risalire al XV secolo circa, periodo in cui – casualità – si sarebbe consumata la tragedia di Moroello e Soleste secondo la leggenda. La parte inferiore del busto del cavaliere di Bardi inoltre appare inglobata da una scalinata antecedente all’epoca in cui sarebbe vissuto l’uomo.
Qualcuno ha ipotizzato che altre fonti termiche possano aver alterato l’area producendo la “macchia” comparsa nella lastra, ma tutti i presenti dichiarano che non vi fossero fonti di calore in funzione. Inoltre, la macchia riprende eccezionalmente i contorni di un essere umano.
Le ricerche dei ghost hunters al castello di Bardi aprono la pista allo studio dei fenomeni termici nei luoghi infestati da fantasmi. Prima del lavoro di Gullà e Dinicastro, l’analisi della variazione termica non era neanche contemplata nella caccia alle presenze. Oggi qualcuno ritiene che lo spirito possa sottrarre energia termica all’ambiente, dando una spiegazione ad uno dei fenomeni più comunemente associati alla manifestazione di un fantasma: il freddo.
Sia Gullà che Dinicastro non intendono dimostrare, con le loro ricerche, che i fenomeni avvenuti al castello di Bardi siano la manifestazione degli spiriti di Moroello e Soleste, la storia dei due innamorati rimane comunque una leggenda.
Secondo l’opinione popolare però il cavaliere che vaga in cerca dello spirito dell’amata è proprio Morello. Sarebbe il suo spirito ad essere stato immortalato presso la scala che porta alla “Sala del Boia”.
Si tratta davvero di Moroello innamorato di Soleste o i due amanti non sono mai esistiti? In ogni caso il fantasma del cavaliere triste si aggira ancora intorno al castello di Bardi e il suo mistero è bene rimanga conservato da quelle mura.