Ouidah, patria del vudù
Ouidah, nel dipartimento di Atlantique, è la città con la maggior rilevanza storica dello stato del Benin. Ouidah è anche considerata la capitale mondiale del vudù(o voodoo), religione che in Benin è abbracciata da circa l’80% della popolazione. Dal 1992 è sede del festival internazionale di arte e cultura vodun.
La città conta 76.000 abitanti e nel 1996 è stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO.
La storia di Ouidah va sostanzialmente a braccetto con quella del colonialismo africano e del suo lato più oscuro, lo schiavismo. Fra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo più di un milione di individui sono stati strappati dalla loro terra e fatti imbarcare in interminabili viaggi per essere sfruttati come manodopera in Brasile.
Luoghi da visitare a Ouidah
Nella spiaggia da cui i futuri schiavi lasciavano la loro terra per salire sulle navi portoghesi, si trovano ora interessanti monumenti, fra cui un tempio vudù e la “porta del non ritorno”, che oggi è il simbolo della memoria contro tutte le angherie schiaviste. La porta è decorata con bassorilievi che rievocano i momenti storici del viaggio degli schiavi e il loro ritorno in terra africana sotto forma di anime, che avverrà(o è già avvenuto?) mediante i rituali vudù ad opera dei Bukono, i sacerdoti di grado più alto nella religione vudù.
In città, all’inizio di quella che è denominata la “strada degli schiavi”, per identificare il percorso che i prigionieri percorrevano prima di lasciare per sempre la loro terra, si trova ora un museo. Esso è stato costruito dai portoghesi all’interno del complesso di Sao Joao Baptista de Ajuda, la roccaforte portoghese eretta nel 1721 che svolse un ruolo determinante nel controllo della città da parte dei colonizzatori; una sorta “di ambasciata” che permetteva loro di mantenere rapporti diplomatici con i rappresentanti del potere locale. Nel 1961 i Portoghesi vennero espulsi dal governo del Dahomey (come era chiamato precedentemente il Benin) e il forte fu devastato e bruciato; ciò nonostante, molti oggetti e testimonianze dell’epoca coloniale sono sopravvissuti, e attualmente arricchiscono il museo di contenuti unici e incomparabili. Il museo ospita inoltre una raccolta di reperti relativi al Benin e alla sua storia, con particolare considerazione verso la religione voodoo.
La strada di 4 chilometri che dal museo conduce alla spiaggia ha un’importanza enorme per questo paese. È la strada che consegnava gli schiavi alle navi portoghesi.
La deportazione cominciava a Place Chacha, di fronte l’abitazione di Francisco De souza. Li si teneva “l’asta degli schiavi”, durante la quale gli europei si contendevano la manodopera africana a suon di offerte e rilanci, per aggiudicarsi gli elementi più validi. Gli schiavi prescelti erano quindi marchiati dai compratori e portati davanti l’albero della dimenticanza, dove venivano bendati e fatti girare per 9 volte in cerchio intorno all’arbusto, affinchè perdessero l’orientamento e non potessero più ricordare la strada di casa.
Come se non bastasse, gli schiavi prescelti erano poi costretti a sostare del tempo nella cabina Zomai. La traduzione della parola zomai-“dove la luce non va”- rende molto bene l’idea della fine che attendeva loro: imprigionati al buio, in attesa di essere condotti a bordo delle navi negriere.
Il capolinea di questo percorso era place Zoungbodji, dove avveniva lo smistamento degli schiavi sulle navi. A place Zoungbodji oggi si trova il muro del pianto, una parete alta 6 metri con la storia nuda e cruda delle deportazioni. In questo stesso luogo re Agadja piantò il cosiddetto “albero del ritorno”, attorno al quale gli schiavi giravano per tre volte, in modo da propiziare il proprio ritorno a casa sotto forma di spiriti.
Altro luogo caratteristico di Ouidah è il tempio del Pitone. Se per caso vi foste imbattuti in foto o in video di rituali voodoo, avrete notato che i sacerdoti che praticano tali rituali sono tatuati o mascherati come dei rettili. Il pitone, e il serpente in generale, è visto come una divinità in Benin: il serpente Dangbè, cui è dedicato il tempio, è venerato da secoli. Al suo interno si possono trovare i pitoni sacri. Il tempio è visitabile a pagamento in qualsiasi giorno della settimana.
Affascinante, ma al tempo stesso decisamente tetra, è la foresta di Kpasse zoun. Questo luogo è l’anima della religione vodun, dominato da alberi maestosi e secolari. Uno di questi è un grande albero Iroko, nel quale secondo la leggenda si sarebbe trasformato re Kpasse, fondatore di Ouidah, per sfuggire ai suoi nemici.
Ouidah e il Benin in generale tuttavia non sono solo misteri e voodoo: in questo piccolo stato africano troverete spiagge deserte al riparo dal turismo di massa, dove tuffarsi per assaporare il brivido di un bagno fra le onde dell’oceano.
Il clima
Il clima del Benin è equatoriale e il miglior periodo per visitare il paese va da Novembre a Febbraio, quando le precipitazioni scarseggiano e la temperatura è mite.
Come arrivare ad Ouidah
L’aeroporto internazionale del Benin si trova a Cotonou. È collegato con le principali cittadine del continente africano, ma dall’Europa l’unica compagnia che effettua la tratta è la Brussells Airlines.
Cotonou dista da Ouidah circa 40 chilometri. Dall’aeroporto di Cotonou per arrivare ad Ouidah è possibile prendere un taxi. Potrebbe essere una buona idea quella di alloggiare in un albergo nei dintorni dell’aeroporto di Cotonou: sono molto accoglienti (piscine, spiagge private, camere pulite) e dotati di servizio shuttle/navetta per Ouidah.