Morte apparente: casi clinici o leggende ?

Morte apparente e tatofobia: una fobia non troppo irrazionale.

Avete mai sentito parlare di tatofobia? Troviamo questo termine nel vasto panorama delle paure irrazionali elencate dalla psichiatria. Indica la fobia di essere sepolti vivi. Un illustre tatofobico fu ad esempio Edgar Allan Poe, che da qui trasse l’ispirazione per diversi racconti. Trovarsi in uno stato di morte apparente sembra che aumenti le possibilità di vedere realizzato questo incubo.

Ci sono stati tempi in cui finire accidentalmente sotto terra prima di esalare l’ultimo respiro poteva capitare. Succedeva a causa delle lacunose conoscenze mediche e scientifiche, lontane dal comprendere gli stati di coma o catalessi. In una situazione di morte apparente infatti non si può rilevare né battito né respiro, e il corpo non reagisce ad alcuno stimolo. Un tempo, quando questi episodi di morte apparente si verificavano, la prima spiegazione che si dava era una: zombies. La scienza col tempo ha dato tante risposte, ed oggi le cause hanno una matrice meno romeriana.

Si sarebbe portati quindi a pensare che con la tecnologia a disposizione oggi sia ormai impossibile dichiarare morto chi non è lo è, ma non è esatto, proprio per questo motivo tra la dichiarazione del decesso e i funerali devono passare 24 ore, affinchè si possa escludere la possibilità, abbastanza remota in verità, che si tratti di morte apparente.

Alcuni casi di morte apparente nel mondo

Naturalmente una tale circostanza ha abbondantemente ispirato la letteratura e il fiorire di leggende e racconti popolari, con i quali si mescolano invece episodi realmente accaduti e documentati, vediamone qualcuno:

Cominciamo dalla Scozia con la storia di Marjorie McCall:
Marjorie morì nel 1705, a causa di una febbre di origine sconosciuta. Venne seppellita frettolosamente per evitare il diffondersi della malattia che l’aveva uccisa, lasciandole al dito un prezioso anello che non erano riusciti a sfilarle a causa del gonfiore degli arti. La sera successiva al funerale due saccheggiatori di tombe arrivarono alla sepoltura. Avevano sentito dell’anello rimasto al dito e cominciarono a scavare per disseppellire la donna e sottrarle il monile. Aprirono quindi la bara, e mentre cercavano di toglierle il gioiello dal dito, Marjorie improvvisamente si risvegliò dal suo stato e cominciò ad urlare. Non deve essere stata una bella sorpresa.

Ma esistono anche altri casi di morti apparenti con lieto fine. Guardando indietro a tempi più recenti possiamo ricordare il caso di Carlos Camejo, venezuelano trentatreenne. Dichiarato morto dopo un incidente stradale e portato in obitorio, si è svegliato durante l’autopsia mentre gli incidevano il viso. Si è risvegliato, racconta, perché “il dolore era insopportabile”. Eccolo qui in foto mentre mostra il proprio certificato di morte.

 

Quando diventa orrore

Nel 2017 in Perù un ragazzo deceduto dopo un intervento dentistico per complicazioni, si risveglia durante il suo funerale. Stavolta però le speranze dei familiari vengono disattese. Il ragazzo muore infatti durante il trasporto in ambulanza tra il cimitero e l’ospedale.

Ancora più triste quanto accaduto in Brasile nel 2018. Questo caso incarna davvero l’orrore e l’angoscia che si può provare ritrovandosi sepolti vivi. Una donna di 37 anni, Rosangela Almeida dos Santos, morta per shock settico, viene seppellita il 29 gennaio. Undici giorni dopo alcune persone sentono dei colpi e dei flebili lamenti provenire dalla tomba. Vengono quindi avvisati i familiari, che accorrono per forzare la bara, ma quando riescono ad aprirla li attende un’amara scoperta: Rosangela è morta, il suo corpo è ancora caldo, tracce di sangue macchiano l’interno della cassa e le sue mani portano i segni di chi ha cercato per giorni di liberarsi, inutilmente

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