La foresta di Aokigahara è una foresta giapponese che si estende per circa 35 km quadrati, si trova esattamente alla base nord occidentale del monte Fuji, in Giappone. Questa foresta è famosa anche con il nome di Jukai che significa letteralmente “mare di alberi”. E per essere precisi è tristemente famosa poiché all’interno di questo polmone verde si sono verificati un numero incredibile di suicidi, un trend negativo che ancora oggi non accenna a fermarsi; all’interno della foresta vi sono moltissime rocce laviche, caverne con formazioni di ghiaccio e una fitta presenza di alberi e arbusti, che impediscono quasi completamente l’insediarsi tra le fronde del vento, rendendo la foresta al suo interno particolarmente surreale e silenziosa.
Foresta di Aokigahara, verità o leggenda?
Molti sentendo parlare di questo luogo e della sua fama così lugubre, faticano a credere ciò che si racconta sia vero. Purtroppo non è una leggenda, in questo luogo effettivamente molte persone si sono tolte la vita. Le statistiche parlano di circa 54 suicidi solo nel 2010; all’entrata di questa foresta sono stati posizionati numerosissimi cartelli in varie lingue che invitano le persone a rivalutare la decisione di togliersi la vita, inoltre, come se non bastasse, alcuni report degli addetti alla zona che circolano da tempo, raccontano che chi si reca in questo luogo senza l’intenzione di mettere fine alla propria vita, pare venga preso da una strana forma di incanto che sfocia in un irrefrenabile desiderio di suicidarsi.
Jukai, la Foresta maledetta
Da qui la leggenda che la foresta sia maledetts, e chi decide di attraversarla finisca per togliersi la vita, anche se non ne aveva inizialmente nessuna intenzione; Jukai si è formata a seguito di un eruzione del Monte Nagayama, un vulcano minore che fa parte della catena del Fuji, tantissimo tempo fa, ovvero nel 864, la lava fuoriuscita da questo piccolo vulcano ha creato un terreno caratterizzato da una vegetazione fittissima, praticamente formata solo da conifere. Chi si addentra in questa foresta e non la conosce o non ha una guida al suo seguito rischia di perdersi, poiché è difficilissimo ritrovare la strada per i sentieri principali.
Squadre di controllo giornaliero setacciano la foresta dei suicidi
Questo ha determinato la scelta di molti di porre fine alla propria vita tra questi alberi dov’è difficile anche essere ritrovati e dove si può restare per giorni in totale solitudine. Da sottolineare che nonostante la triste nomea la foresta è una meta molto ambita da ciclisti, escursionisti, e amanti della natura. Tutte le persone che attraversano questo posto soltanto a scopo turistico o per fare una passeggiata o per visitare la foresta di Aokigahara, per ritrovare la strada e ritornare nelle zone abitate, utilizzano del nastro adesivo.
Molti corpi ritrovati anche a distanza di molti anni
La foresta di Jukai è il secondo posto al mondo nella triste classifica dei luoghi con il maggior numero di suicidi verificatesi nel suo territorio. Il triste primato è tenuto dal Golden Gate Bridge a San Francisco negli Stati Uniti, un ponte dal quale moltissime persone si sono lanciate cercando la morte; la statistica annuale della foresta maledetta è di circa 30 suicidi all’anno; nel 2002 vennero ritrovati ben 78 corpi tra gli alberi, mentre nel 1998 ne furono trovati 74. Ma il numero è sempre in crescita, nel 2003 furono trovate,105 vittime di suicidio, fino ad arrivare ai dati più recenti, nel 2010, come già detto 54 persone si sono uccise all’interno della foresta di Aokigahara. Tuttavia erano ben 247 quelle che avevano tentato di farlo nello stesso periodo senza esserci riusciti.
Il mese dei suicidi
Il mese più gettonato per togliersi la vita in questa foresta giapponese pare sia marzo. I due metodi preferenziali per uccidersi scelti dai disperati che si addentrano fra gli alberi di Jukai sono l’overdose di sostanze medicinali o stupefacenti e l’impiccagione. Visto che il fenomeno non accennava a scomparire, ma anzi si verificava sempre più spesso, dal 1970 è stato costituito un corpo speciale di ronda formato da polizia, volontari, e giornalisti. Addetti alla ricerca e alla rimozione dei corpi, ma anche agli atti di persuasione per le persone che vengono ritrovate ancora in vita all’interno del territorio boschivo. A questa foresta della morte sono stati dedicati libri e film, primo fra tutti un romanzo pubblicato nel 1960, che è la storia di due amanti che si suicidano insieme nella foresta; a questo libro hanno dato seguito anche varie pubblicazioni informative, altri romanzi e film.